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Cantar di Pietre

 

Cantar di pietre” opera nella Svizzera Italiana dal 1987 quale rassegna concertistica e culturale che ha lo scopo di incrementare l’attenzione e l’interesse per la musica del Medio Evo e del Rinascimento.

Nella ritrovata spiritualità respirata nel connubio tra la musica d’epoca e i luoghi che testimoniano storicamente la sua forza di elevazione (permettendole di risuonare nell’essenzialità di un’espressione ripercorribile nel suo valore esistenziale prima ancora che culturale), ogni anno la rassegna propone occasioni di incontro con formazioni dedite alla musica più antica della tradizione europea, dal canto gregoriano ai canti dei trovatori fino alla prima grande stagione della polifonia, che hanno consentito di attirare un pubblico nuovo verso le manifestazioni musicali storiche, disposto a rispondere al messaggio per la suggestione del suo vibrare fisicamente negli spazi che lo accoglievano in origine.

Ciò ha avuto il merito di sollecitare la frequentazione musicale delle chiese e degli edifici romanici che costituiscono il più ricco patrimonio artistico ed architettonico della nostra regione, nei monumenti di San Pietro a Biasca, di Giornico, Quinto, Malvaglia, Torre, Castello di Serravalle, San Biagio di Ravecchia, Montecarasso (convento), Muralto, Maggia, Castello visconteo di Locarno, Mezzovico, Miglieglia, Cademario, Novaggio, Tesserete e tutta la Capriasca, Cagiallo, Torello, Riva San Vitale, Castel San Pietro, ...

In questo senso essa si è distinta dalle altre iniziative musicali, essenzialmente d’importazione e forzatamente adattate a spazi incongrui per la mancanza di sale di concerto, rendendo consapevole il pubblico del rapporto organico esistente tra il messaggio musicale e l’ambiente nel quale è chiamato a risuonare. Ciò ha dimostrato da una parte la perfetta funzionalità di questi luoghi per la musica ad essi destinata (al di là dell’uso surrogato cui finora sono stati adibiti per accogliere la musica di tempi più recenti) e dall’altra il potenziale che essi rappresentano per la possibilità di dispensare al pubblico forti emozioni, resuscitando voci liberate in spazi richiamati a vivere nella loro naturale condizione sonora.

La formula praticata ha avuto e ha il merito di non subordinare la sua efficacia alla moda e alle tendenze imposte dal generico gusto internazionale, ma di corrispondere a un bisogno di arricchimento culturale alla portata dei frequentatori di questi luoghi. L’esempio che la rassegna fornisce come ritrovato rapporto col territorio, in grado di equilibrare l’offerta con la domanda, è encomiabile. Attraverso le sue proposte si è aperto un canale di acquisizione culturale in grado, da una parte, di offrire un’efficace alternativa all’offerta standardizzata che vede la vita concertistica ticinese muoversi prevalentemente in un ambito conformistico (per quanto prestigioso esso sia), e dall’altra di uscire dalla logica della concentrazione delle manifestazioni al centro per valorizzare la periferia (con ciò venendo in contatto e sollecitando trascurate realtà locali). Non a caso “Cantar di pietre” è riuscita a mobilitare anche il pubblico giovane alla ricerca di proposte alternative e numerose persone che diffidano delle proposte all’apparenza elitarie e di categoria e che, nella musica antica rivissuta negli spazi familiari della storia della nostra collettività, ritrovano una ragion d’essere comune, corrispondente a inappagati bisogni individuali che non possono essere soddisfatti dalla pianificata e razionalizzata condizione moderna.

Oltre alla qualità dei complessi scelti per le esibizioni, provenienti da ogni parte d’Europa (La Reverdie, Accordone, Nova Schola Gregoriana, Ensemble Orientis Partibus, Hesperimenta Vocal ensemble, Galeazzescha, Ensemble Solilunio, Vox altera, Cantica Symphonia, La Pifaresca, Cantilena antiqua, Ensemble San Felice, La Venexiana, Diporti canori, Cantica Symphonia, Lucidarium, Mediae Aetatis Sodalicium, Mala Punica dall’Italia, In Cortezia, Ensemble Perceval, Les Chantres de la Sainte Chapelle dalla Francia, Coro Ars nova dalla Scandinavia, Schola Gregoriana Pragensis dalla Boemia, Ensemble Frühe Musik Augsburg dalla Germania, Clemencic Consort dall’Austria, Coro del Patriarcato di Mosca, Coro greco bizantino di Atene dall’est europeo, Gruppo universitario da camara di Compostela, Schola antiqua, Coro gregoriano di Lisbona dalla Spagna e dal Portogallo, Gothic Voices, Hiliard Ensemble dall’Inghilterra, Coro della RTSI, More antiquo, Adiastema, Ensemble Perlaro dalla Svizzera), lasciando spazio anche a voci singole (Catherine King, Kenar Ofri, Barbara Thornton, René Zosso, Martin Pest, Equidad Barès), è da sottolineare anche la presenza di gruppi folclorici (A Compagnia dalla Corsica, Confraternita del Santo Rosario dalla Sardegna) i quali, rivelando la continuità della radice arcaica nella tradizione popolare, si presentano come testimonianza viva del persistente grado strutturale che consente l’immedesimazione del pubblico moderno in queste antiche espressioni. Al di là dello sforzo profuso dagli organizzatori nel creare occasioni di approfondimento intorno ai concerti (attraverso laboratori di canto, spettacoli di danza, visite guidate, mostre, conferenze e seminari sugli aspetti storici ed artistici dei luoghi prescelti), è forse questo il merito maggiore della manifestazione: la capacità di creare attraverso tali momenti una coscienza civile oltre che culturale ed artistica, di dimostrare il valore della musica come stimolo a partecipare alla vita comunitaria, nella consapevolezza che essa ha agito come fondamentale fattore sociale fin dai tempi antichi e anche nelle nostre terre, negli stessi termini in cui ha agito nei grandi centri che contarono per lo sviluppo della storia.

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